Fantasy

Buondì Lettori

Vi sarà capitato di leggere un libro da definire Casa? Credo proprio di sì, sono quei libri che hanno quella magia di farti sentire parte di qualcosa, come sé quei personaggi respirassero davvero e fossero vivi. 

La saga di Wolfsong di T.j. Klune è questo, ti fa sentire parte di qualcosa, di una famiglia, di un branco.

Questo secondo volume sposta il punto di vista, entriamo nella testa (e nel cuore) di Gordo, conosciamo il suo passato, viaggiamo con lui nel suo presente, lo vediamo arrabbiarsi, soffrire, prendere decisioni difficili, e io ero lì con lui. 

Non voglio dire di più perché qualsiasi cosa potrebbe rovinarvi la lettura, ma sappiate che questa saga è divertente (si, si ride un sacco) sexy, adrenalinica, dolorosa, emozionante, magnetica, familiare. 

Provate a mettere piede in casa Bennett e sono certa che vorrete anche voi correre con i lupi ❤️

Vi abbraccio

Buondì Lettori

Vi sarà capitato di leggere un libro da definire Casa? Credo proprio di sì, sono quei libri che hanno quella magia di farti sentire parte di qualcosa, come sé quei personaggi respirassero davvero e fossero vivi. 

La saga di Wolfsong di T.j. Klune è questo, ti fa sentire parte di qualcosa, di una famiglia, di un branco.

Questo secondo volume sposta il punto di vista, entriamo nella testa (e nel cuore) di Gordo, conosciamo il suo passato, viaggiamo con lui nel suo presente, lo vediamo arrabbiarsi, soffrire, prendere decisioni difficili, e io ero lì con lui. 

Non voglio dire di più perché qualsiasi cosa potrebbe rovinarvi la lettura, ma sappiate che questa saga è divertente (si, si ride un sacco) sexy, adrenalinica, dolorosa, emozionante, magnetica, familiare. 

Provate a mettere piede in casa Bennett e sono certa che vorrete anche voi correre con i lupi ❤️

Vi abbraccio

Buondì Lettori

A Yale le cose non sono come sembrano, nascoste alla luce del sole ci sono otto società segrete che praticano la magia, quella oscura e nera da cui bisognerebbe stare alla larga, e poi abbiamo lei, la nona casa, che come un “pastore” controlla e fa si che tra le mura di quelle otto case i rituali si svolgano senza nessun danno collaterale. 

Alex è una ragazza figlia della violenza, dell’abbandono, del dolore. 

Alex ha il potere di vedere i “grigi”, o fantasmi se preferite chiamarli così, e proprio questo suo potere, che non ha mai compreso appieno, l’ha portata in un vortice di miseria, questo finché non viene letteralmente prelevata dalla Lethe per iniziare il suo percorso alla nona casa in un assurdo viaggio accompagnata dal suo mentore, il suo Virgilio: Darlington. 

Vi ricordate i danni collaterali a cui bisognava stare attenti? Qui di danni ne abbiamo parecchi e in un susseguirsi di due linee temporali, e attraverso gli occhi di Alex e Darlington, ci muoviamo a Yale, tra magia nera, negromanzia, fantasmi e rituali difficili da digerire intrecciati perfettamente con temi di un’attualità disarmate: violenza sessuale, dipendenza da droghe, bullismo.

La Bardugo ci porta in un mondo oscuro, lontano dallo Young a cui poteva averci abituati, Alex è grigia come i fantasmi che vede e le persone sono crudeli come lo sono nella realtà. 

A differenza di altri è un libro che ho apprezzato fin dalle prime pagine certo non tutto viene spiegato immediatamente ma come dico sempre, abbiate pazienza e sarete ricompensati, fidatevi 🖤

Il finale è illegale e Alex è una delle protagoniste più fighe dell’anno. 

Vi abbraccio

Buondì Lettori! ❤️🦊

E’ difficile chiudere una saga, credo fortemente che il finale di una storia, soprattutto potente come quella di Rin, sia una delle cose più complesse che uno scrittore possa affrontare.

La saga della guerra dei papaveri è un cerchio perfetto, si chiude nell’unico modo possibile, con un finale necessario, coerente, straziante, di quelli che ti lasciano un vuoto ma anche il cuore pieno di emozioni.

Questa saga parla della guerra, in ogni sua sfaccettatura, la guerra tra uomini, la guerra per il potere, la guerra contro se stessi, la guerra contro chi amiamo, la guerra nella nostra mente, e lo fa nel migliore e nel peggiore modo possibile. 

“E se, ad ascoltare le leggende, gli abitanti del sud erano come il fango, allora avrebbero annientato il nemico con schiacciante forza della terra, lasciando gli avversari senza fiato. Li avrebbero schiacciati sotto il peso dei loro corpi. Li avrebbero annegati nel loro stesso sangue.”

 

L’evoluzione della storia non è nient’altro che una conseguenza di ciò che i personaggi vivono, Rin, Nezha e Kitay sono i portatori di dolori giganteschi, la guerra si riflette su di loro, sulle loro azioni, sui loro pensieri.

Nezha, nonostante sia poco presente in quest’ultimo libro, gode allo stesso tempo di una presenza prepotente, fortissima, è il motore che muove Rin, la sua rabbia e la sua vendetta, un ragazzino con un fardello pesantissimo, che si ritrova a dover combattere tra cuore e ragione, portando dentro di sé una speranza malconcia ma che spera di ricucire.

“Non accollarti il fardello di un’intera nazione. È troppo pesante. E tu non sei abbastanza forte.”

 

Kitay, con quel suo cuore gigantesco, con quel suo amore gigantesco, così reale e tangibile, quello che lo lega a Rin è  una simbiosi che fa male, che lacera, che a volte impedisce di respirare, ma che nonostante tutto non impedisce di spegnere la sua speranza, che brilla fortissima nonostante le brutture che ha intorno a sé, è lui che tiene per mano Rin e le impedisce di perdersi del tutto.

“Ascolta, Rin. Non mi interessa cos’altro succederà lassù. Ma tu torna da me.”

 

e infine lei.

Rin. Il suo percorso è quanto di più bello possiate leggere, è una ragazzina impaurita mentre vede un esercito avanzare, è una ragazzina costretta a vedere il peggio davanti a sè, è una ragazzina che viene usata e gettata via, è una ragazzina che si trasforma in leader, è una ragazzina con il cuore di una dea, una dea vendicativa, che brucia e splende. 

La speranza di Rin? Perduta. 

“Era tutto lì, disposto di fronte a loro. Tutta la loro furia, il desiderio di rivalsa, la sete di sangue e il senso di colpa condivisi”

 

La dea in fiamme procede lentamente, poi accelera, poi decelera nuovamente, vi ritroverete a leggere di strategie, vendette, sacrifici, battaglie, divinità e ancora potere, paura, amore. 

La saga della Guerra dei papaveri è una saga adulta, matura, ma soprattutto cruda, violenta, reale. I personaggi lo sono, la psicologia che muove i personaggi lo è, la componente fantasy di questo libro è a mio parere quasi un pretesto per muovere in maniera ancora più forte le scelte di Rin, un pretesto che funziona alla perfezione ovviamente, ma che è retto da una storia di vite che si intrecciano molto potente. 

Spesso non sarete d’accordo con Rin, spesso vorreste prenderla per le spalle e scrollarla per la sua cecità, per la sua impulsività, per la sua paranoia, ma allo stesso tempo è impossibile non chiedersi come si sopravvive a tutto ciò che ha vissuto lei senza spezzarsi almeno un pò? Come si sopravvive alla paura, al dolore, alla rabbia? Quanto siamo disposti a farci salvare?  

Passato e Presente che si guardano come uno specchio: una triade potente, immortale, da un lato, una triade di ragazzini spezzati dall’altro, al centro il futuro, un futuro che può nascere solo dal sacrificio e dall’amore, se i ragazzini spezzati saranno disposti a farlo. 

“A volte devi piegarti, Rin. Altre volte, almeno, devi fingere”

 

Se vi apprestate a leggere questa saga sappiate che non sarà un viaggio facile, ma che alla fine vi ritroverete a leggere una delle saghe più belle degli ultimi anni! 

Vi abbraccio ❤️

Questo libro è fuoco e acqua. Due forze contrapposte che si scontrano, si abbracciano, si annullano a vicenda.

Questo libro è potenza. 

Potente per ciò che racconta, per ciò che provoca, è potente per i sentimenti e le contraddizioni che provano i protagonisti, è potente perché lo è Rin. E Nezha. E Kitay. E Venka. 

Sono loro i cardini di tutto questo secondo volume. 

Siamo nel pieno della guerra, una guerra che corre sui fiumi, che inonda le città, su quelle navi, su quei fiumi si muove Rin.

Rin porta con se i segni di ciò che ha fatto e ora ha una dea dentro di se che le parla, le sussurra continuamente ciò che potrebbe essere, parole che la spaventano, che la sconvolgono, perché dopo tutto il dolore che ha causato dovrebbe avere il privilegio di innalzarsi sugli essere umani? 

Solitudine, crisi d’astinenza, dolore, sfiducia, rabbia e amore guidano Rin, una Rin piena di dubbi che fugge dalle sue responsabilità perché non si sente all’altezza, nè di guidare i Cike, nè tantomeno di usare un tridente e decide così di affidarsi e fidarsi di chi le da un valore “umano”, il suo bisogno di approvazione la porterà a compiere non sempre la scelta più giusta, spesso avventata ma dopotutto parliamo di una ragazzina che si è trovata travolta da qualcosa di gigantesco e indomabile. 

E poi abbiamo Nezha, costretto ad un retaggio che lo obbliga ad una posizione che, forse, pesa più del dovuto, portatore di un fardello ora troppo grande da nascondere.

E ancora Kitay, forse uno dei personaggi più riusciti della saga, la persona che tutti vorremmo avere vicino, il suo cuore lo porterà a scelte pesanti, dolorose, guidate da un bene immenso per Rin.

E infine Venka, così poco presente nel libro ma con una forza d’animo da strapparti il cuore! 

Scontro tra Oriente e Occidente, guerre che sembrano così reali, potenze religiose e tanto sacrificio ci trascinano in una storia non per tutti ma che se siete disposti a leggere vi farà innamorare! 

Chapeau alla Kuang e ai suoi incredibili 19 anni. 

Lo avete letto? Cosa ne pensate?

La guerra dei papaveri è un pugno allo stomaco.
Se cercate un libro di intrattenimento o se volete leggere di protagoniste perfette ed eroiche, cambiate libro.

C’è un motivo in particolare se la storia della Kuang funziona perfettamente e cioè il suo realismo, crudo, violento, necessario. Anche il punto più duro del libro, quello che ti fa aggrovigliare lo stomaco anche quello è necessario, necessario per capire la brutalità della guerra e che fa male soprattutto perché ispirato ad avvenimenti reali.

La storia di Rin, Altan, Nezha, Kitay è la storia di come la guerra cambi le persone, di come sia sottile la linea tra vittime e carnefici, di come sia difficile dare delle risposte o farsi delle domande.

Rin è estremamente umana, ha paura della guerra, sbaglia, a volte in maniera irreparabile, è spinta da sentimenti neri, influenzata negativamente, focalizzata su una rabbia che prenderà il sopravvento e proprio questo me l’ha fatta amare, nel profondo.

Rin è una protagonista credibile perché non riesci ad essere d’accordo con lei, perché vorresti andare lì a salvarla, a farla ragionare, vorresti prenderla a schiaffi e poi stringerla fortissimo.

Chi è il vero mostro? Chi è il vero nemico?
È giusto essere disposti a tutto per il bene superiore? E qual è il “bene superiore”?

La Kuang ha fatto un lavoro magistrale, sui personaggi, sul worldbuilding, sulle dinamiche, senza paura a prendere vie lontane dal fan service.

Credo che questo non sia un libro per tutti, soprattutto nel momento storico che stiamo vivendo leggere determinate cose fa male il triplo, ma sono molto contenta di averlo fatto.

A me i personaggi in cui si può avere una chiave di lettura vicino al proprio vissuto, anche quando ti ritrovi a leggere un fantasy, piacciono sempre tantissimo.

Il punto di forza di questo libro è Nesta.
Nesta è un personaggio difficile da digerire, è di quelli che non piace a nessuno (o quasi), soprattutto paragonata alla coraggiosa ed intrepida Feyre, diciamo che esce spesso perdente dal confronto, ma non per me.

Nelle sue 700 pagine la Maas ci mostra tutto il percorso di Nesta, quello fisico della discesa ai gradini prima e quello alla scalata alla montagna poi; e quello emotivo, psicologico, la risalita dal buco nero in cui si era volontariamente lasciata cadere perché convinta di non meritevole d’amore, di fiducia, di amici, di famiglia.

La risalita avverrà lentamente, ma avverrà, soprattutto grazie ad un Maschio che non ha deciso di arrendersi tanto facilmente e a delle Donne che hanno deciso di “tagliare un nastro bianco insieme”

Il libro non è un libro pregno di azione, anzi c’è ne sostanzialmente poca (ma quella che c’è è molto figa bisogna dirlo), ma lo scopo della Maas non credo fosse questo, per l’azione e l’andamento cruciale della storia credo dovremmo aspettare!

Un grosso punto a sfavore: Lo dico, Ma vogliatemi bene lo stesso perché se non lo dicessi non sarei onesta.❤️ Ho un SERISSIMO problema con le scene spicy di questo libro. Ecco l’ho detto. Vvb ❤️

La storia di Vasja è una storia fatta di dicotomie, è una storia incentrata su due fronti: i boschi e la città, paganesimo e cristianesimo, uomini e divinità, fuoco e ghiaccio, vita e morte.

Vasja è l’equilibrio di tutta la storia, Vasja che già nel nome racchiude il maschile e il femminile ci fa comprendere quanto lei sia l’ago della bilancia, la “terza potenza” in gioco. Vasja non è bella, non è una guerriera, non è una divinità è solo una ragazzina coraggiosa che decide di combattere per un qualcosa molto più grande di lei e lo fa usando ogni arma a sua disposizione!

In quest’ultimo capitolo la guerra è alle porte di Mosca, gli spiriti stanno svanendo, e due fratelli continuano a farsi un inutile guerra.

Vasja sacrificherà tanto per portare la pace, l’equilibrio, l’amore e la vita, e ci metterà di fronte alla verità che nella vita esiste il caos, esiste il freddo e la morte, ma esistono anche gli usignoli.

Perfetta conclusione di tutta la saga, quest’ultimo volume è commovente, inaspettato (come gli altri oltretutto), con personaggi talmente reali da poterli toccare, impossibile non portare nel cuore Morozko e il suo cuore freddo, Sasâ così coraggioso e forte, Medved, caotico, folle, ironico, tutti gli spiriti del focolare (e un funghetto verde) e infine Vasja piccola ragazzina dagli occhi verdi accompagnata da uno splendido cavallo baio ❤️

Capitolo finale di una delle saghe più amate e discusse di sempre. È difficile parlare di questo libro, analizzare i punti di forza e i punti deboli senza fare spoiler ma cercherò di portarvi a Prythian un’ultima volta (che poi ovviamente ultima non è ma fa nulla 😂)

La guerra incombe su tutti, Hybern è potente, invincibile e soprattutto crudele. Prythian è spaccata dall’interno, gli umani ritenuti inutili e sacrificabili e c’è solo un modo per avere almeno la minima speranza di vincere questa guerra, sotterrare i rancori e la rabbia e collaborare, tutti. Sovrani, umani, Dei.

Per vincere bisogna finalmente abbassare gli scudi, combattere contro se stessi in primis, accettare ciò che si può cambiare e soprattutto ciò che non si può cambiare, e questo riguarda soprattutto le due sorelle, Nesta dovrà provare a far crepare quel muro di rabbia che si è costruita ed Elain dovrà abbracciare se stessa e ciò che non potrà mai essere.

In un vortice di azione, strategia, scene epiche e confronti inaspettati le pagine del libro volano, volano come Feyre che non è più la ragazzina con arco e frecce che cacciava nella foresta ma una vera Regina, fiera, indomita, che ha imparato a non abbassare la testa e che in quest’ultimo libro dovrà fare i conti con la cosa più spaventosa di tutte: se stessa.

Rhys finalmente spalanca le ali e si mostra per ciò che è, un sovrano spezzato che deve fare i conti con la proprio coscienza ma lo fa e lo fa dannatamente bene al punto che davanti alla sua bontà d’animo e al suo coraggio è impossibile non inginocchiarsi.

Azriel, Cassian, Amren e Mor qui ci mostrano tutte le loro paure, fragilità, tutte quelle cose con cui tutti dobbiamo scontrarci prima o poi.

E infine lui, Tamlin il personaggio più controverso (e forse più reale) di tutta la saga, amato, odiato, è un personaggio estremamente complesso, tossico in molte parti, vendicativo, quasi crudele ma vittima delle sue stesse paure, della sua stessa oscurità, ciò che fa non è giustificabile ma forse, forse uno spiraglio di luce c’è.

Il finale di tutto non è perfetto lo ammetto, soprattutto per una scelta che si allontana dal mio gusto personale però una cosa è certa: questa saga funziona e fa ciò che deve fare: emozionare, divertire, innamorare, arrabbiare. Quindi che dire? Zia Maas, Ci ritroviamo al prossimo viaggio nelle corti ❤️